Good Life
Nell’armadietto della tua cucina, probabilmente non manca. Lì, tra le spezie e le erbe aromatiche oppure accanto al classico sale iodato, il sale rosa potrebbe avere uno spazietto speciale. Forse per il suo colore rossastro o proprio rosa, oppure la sua natura esotica e quell’etichetta, “sale dell’Himalaya”, su cui potrebbe essere ricaduto il tuo occhio durante la gita tra le corsie del supermercato: si tratta, infatti, di un tipo di salgemma che viene estratto dalle miniere di Kewra, in Pakistan, una delle più grandi miniere di sale del mondo. La scelta di mettere il sale rosa nel carrello e quindi nella tua alimentazione potrebbe però esser dipesa dalle sue presunte proprietà nutrizionali e benefiche. Potresti aver sentito parlare dell’abbondante presenza di 84 microelementi in grado di:
- ridurre il rischio di ipertensione
- di migliorare l’assorbimento di alcuni nutrienti
- di limitare la ritenzione idrica oppure
- di favorire un sonno più regolare.
Tuttavia esiste un MA. Infatti mentre il sale rosa prendeva il largo nella nostra tradizione culinaria e si allargava la sua nomea di prodotto con capacità e proprietà utili all’organismo, più di qualche esperto ha storto il naso. Indagando la sua composizione, l’unico elemento per cui il sale rosa potrebbe effettivamente diventare importante per il nostro corpo è il sodio. Che, in ogni caso, è contenuto allo stesso modo anche nel normale sale iodato. Un eccesso di sale significa eccesso di sodio che, a sua volta, corrisponde all’aumento del rischio di danno alla nostra pressione arteriosa. Più che concentrarsi sulle proprietà benefiche del sale rosa, quindi, è bene tenerne sotto controllo e limitato il consumo (così come di tutti i tipi di sale) visti i potenziali effetti sulla salute.
(Se l’hai perso leggi l’approfondimento Good Life dedicato alla dieta estiva)