Good Life

07.06.2021

Si chiama 8th continent (ovvero l’ottavo continente) ed è energeticamente autosufficiente il grande centro di raccolta e riciclo galleggiante pensato per limitare l’inquinamento da plastica nell’Oceano Pacifico.
Se vedi il bicchiere mezzo vuoto, potresti immaginarti che tra qualche decennio i mari saranno ridotti a zuppe di plastica; se invece vedi il bicchiere mezzo pieno, potresti riporre la tua fiducia nella caparbietà del genere umano per dare alle prossime generazioni un futuro migliore, trovando delle soluzioni grazie all’aiuto della tecnologia e, perché no, anche di un pizzico di creatività e follia. Di fronte al rendering di “8th Continent” (l’ottavo continente), il progetto di un’enorme stazione galleggiante cattura-plastica da installare in mezzo all’oceano Pacifico , la prima reazione non può che essere di meraviglia. Ma attenzione a non fermarsi all’impatto visivo, perché l’intento è nobile: contrastare il marine litter. Di che cosa si tratta esattamente? Il prototipo è costituito da strutture interconnesse fra loro a forma di petalo che poggiano su barriere simili a tentacoli che hanno la funzione non solo di convogliare i rifiuti in plastica, raccogliendoli dalla superficie dell’acqua, ma anche quella di sfruttare l’energia generata dalle maree. La stazione galleggiante infatti, mira ad essere autosufficiente dal punto di vista energetico. I pannelli solari installati sul tetto del fiore galleggiante serviranno a riscaldare i serbatoi di acqua salata per favorire l’evaporazione e utilizzare quindi l’acqua distillata e filtrata per coltivare piante alofite tramite la tecnica della coltivazione idroponica. E non è finita qui: una volta tirati su dall’acqua i rifiuti di plastica verrebbero trattati e trasformati (quando possibile) in un materiale riciclabile, in un’ottica di economia circolare. 

(Se l’hai perso leggi l’approfondimento Good Life dedicato alla plastica monouso)