Da Non Perdere

20.11.2020

Stefano Fresi è un attore amatissimo ma in realtà nasce come compositore e cantante, sempre apprezzatissimo, ma anche di più. Oltre che professionalmente interprete magistrale di ruoli drammatici, comici e doppiatore, nella vita è anche papà di Lorenzo, divoratore di libri, ottimo cuoco e orticoltore.

Comincia a raccontarci del suo amore per la recitazione e la musica definendosi poligamo perché capace di convivere sia con l’uno che con l’altro senza rinunciare a nulla.

Il suo territorio è la commedia e a proposito del potere di denuncia della risata afferma: “La commedia deve farti sorridere sui mali del tuo tempo. Sui difetti, non sui pregi. Si può ridere di qualunque cosa, se fatto con gusto”. Cita Roberto Benigni, maestro della risata, che è riuscito a farci ridere su un film dedicato all’Olocausto.
Avendo citato Smetto quando voglio gli chiedo se la denuncia al precariato di cui si fa portavoce il film, la ritrova anche lui in Viva l’Italia, film in cui Stefano interpreta un medico costretto alla fuga dall’Italia per emergere. “E’ un tema ricorrente perché il cinema fa questo. E certi temi non cambiano mai, il precariato, l’amore, la vita di coppia. Ce ne sono tantissimi di film che lo affrontano. La commedia parla della vita, è drammaticamente reale.” Ci consiglia a questo proposito Il maestro di Vigevano di tanti anni fa che già parlava di precariato. “I massimi sistemi cambiano fino a un certo punto e l’arte se ne occupa.” conclude.

“Far ridere è molto più difficile ma l’attore deve avere diversi colori” con questa frase iniziamo a parlare della sua interpretazione ne Il nome della rosa dove personifica Salvatore, particolare e contrastante, tenero e istintivo. 4h e 30” di trucco per arrivare a costruire il personaggio, almeno in apparenza. Al resto c’ha pensato lui, sotto la direzione di Giacomo Battiato.
Mi sono ispirato a un cane per la sua deformità, schivo e pauroso ma pronto ad attaccare proprio come un randagio. Col regista abbiamo immaginato che abbia avuto uno scontro con dei cani e che questo scontro lo abbia forgiato in questo modo.” 

Consacrato al grande pubblico da Smetto quando voglio ha ottenuto per quel ruolo la candidatura al David di Donatello come Miglior attore non protagonista. Mentre ci racconta di questa pellicola ci narra anche un inedito su una celebre battuta del film. “E’ troppo difficile rimanere seri quando si recita con i comici” aggiunge.

Sono fortunato a fare quella che è la mia passione. E vivere di questa. E’ un privilegio che mi mette in uno stato di grandissima serenità. Poi con mio figlio ho capito che la cosa più bella che potessi fare nella vita, già l’ho fatto“. Con questa frase ci inizia a parlare di suo figlio che, alla domanda su che cosa volesse fare da grande, una volta ha risposto: “Voglio fare l’attore perché voglio far ridere mamma come la fa ridere lui”(riferendosi al padre).
A questo punto parliamo dell’infanzia: “Il bambino è libero dice quello che pensa. Crescere significa acquisire i filtri necessari per rapportarti ma non devi perdere quello che c’è dietro. Bisogna avere uno spazio senza filtri per goderti gli incontri, i rapporti, l’arte. Non puoi perdere la libertà infantile anche per permetterti di vedere il bambino che c’è dell’altro.
Questo momento filosofico lo porta a una confidenza: “Mi piace scrivere. Un giorno forse scriverò un libro quando capirò se quello che ho da dire vale la pena”.

Un mio pregio è l’equilibrio tra razionalità e sregolatezza. Che è quello che ci vuole nel mio mestiere.” ci racconta. Un equilibrio e un’umiltà che ritroviamo anche quando parliamo dell’arte del doppiaggio: “Il doppiatore è un professionista che ha uno studio dietro. Io sono un  talent, non ho la tecnica del doppiatore vero. In Italia poi abbiamo una scuola incredibile nel doppiaggio”

Appena riapriranno teatri e cinema Stefano Fresi ci dà appuntamento con il film di Edoardo Leo “Lasciarsi un giorno a Roma”, a febbraio nelle sale, oppure a teatro con Guerra e Pace al Morlacchi di Perugia. Su quest’ultimo, uno spettacolo con 14 attori per la regia Andrea Baracco, ci racconta il suo ruolo: Pierre Bezuchov. “Definito un elefante in una cristalleria, Pierre dice sempre la cosa sbagliata al momento sbagliato. Nella Russia in cui Napoleone è l’anticristo lui intesse le lodi di Napoleone. Tutti se lo tengono buono perché non appena il padre muore, e sta morendo, diventa l’uomo più ricco di Mosca.”  

Tra i suoi sogni, un film con Verdone “…senza neanche leggere il copione, accetterei subito.
Poco prima dei saluti  consiglia a chi vuole diventare attore: “Per diventare attore bisogna buttarsi, ci vuole fortuna ma poi il  talento ti fa rimanere dove la fortuna ti mette.
Grande talento, quello di Stefano Fresi.