Segreti in tavola

11.02.2021
I dolci di carnevale: le frappe
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Bugie, cenci, galani o cròstoli: come le chiamate voi le frappe? I dolci tipici di Carnevale cambiano nome a seconda della regione d’Italia in cui si mangiano, ma la ricetta è molto simile dappertutto. E la loro storia la conoscete?
Friabili, dorate, rettangolari, con una spolverata abbondante di zucchero a velo: le chiacchiere di Carnevale hanno un aspetto e un sapore davvero inconfondibili! Sapete da dove arrivano questi dolci che, con l’avvicinarsi della festa più pazza e colorata dell’anno, iniziano a fare la loro comparsa nelle vetrine di fornai e pasticcerie?

Le origini delle frappe risalgono a quando nell’antica Roma si celebravano i Saturnali, una festa molto simile al Carnevale odierno. Durante questo periodo di banchetti e feste popolari, in cui tutti i canoni sociali venivano ribaltati, uno dei simboli erano le frictilia, dolci fritti nel grasso di maiale, distribuiti alla folla fra le strade della città. Apicio, uno dei più raffinati buongustai dei tempi antichi, descrive così la preparazione delle frappe nel suo “De re coquinaria”: “Frittelle a base di uova e farina di farro tagliate a bocconcini, fritte nello strutto e poi tuffate nel miele”.

Mi sono documentata e in Liguria le chiamano Bugie, In Toscana Cenci a Roma frappe, in Veneto galani, in Friuli cròstoli.

L’impasto è a base di farina, zucchero, burro e uova. e c’è sempre del liquore: anche qui non siamo del tutto d’accordo: c’è chi aggiunge del Marsala, chi del vino bianco, chi del Vin Santo, chi ancora della grappa. Le varianti dipendono ovviamente dalle usanze regionali.

Qualunque siano gli ingredienti, che siano sottili o un po’ più corpose, le frappe devono avere le bolle, segno che la sfoglia è stata tirata a dovere e la frittura è stata fatta a regola d’arte.

Se al tempo dei Romani le frappe venivano fritte nello strutto, oggi il grasso animale è stato, nella maggior parte dei casi, sostituito da un più leggero olio di semi. Chi è particolarmente attento alla salute e alla linea può decidere anche di optare per una cottura al forno, ma il risultato, lo sapevano anche gli antichi Romani, non sarà mai lo stesso.

(Se l’hai perso leggi e ascolta l’approfondimento Segreti in tavola dedicato ai segreti della Noce moscata)