Segreti in tavola

31.01.2023
Guide di Repubblica e gli albanesi in Italia
PLAY

Un patrimonio unico di tradizioni, costumi, riti, lingua che ha saputo resistere alla dispersione delle migrazioni e dei secoli, tramandato con orgoglio e candidato nella lista del patrimonio immateriale UNESCO. È il piccolo mondo antico degli Arbëreshë, gli Albanesi fuggiti dalla loro patria a causa dell’oppressione ottomana tra il XV e il XVIII secolo, e sbarcati nell’Italia meridionale e insulare, i cui discendenti ancora oggi conservano in molti casi questa forte identità. Ed è a questo mosaico culturale così affascinante che le Guide di Repubblica dedicano un volume, disponibile in edicola dal 22 dicembre (12 euro + il prezzo del quotidiano) e allo store online di Gedi ilmioabbonamento.it. Una Guida, dal titolo Albanesi d’Italia – Storia e volti del mondo Arbëresh che in oltre 200 pagine cerca di raccontare una fetta d’Italia spesso lontana di riflettori, che va conosciuta a fondo, tra itinerari, interviste e testimonianze d’autore.
E la Calabria ha ovviamente un ruolo importante in questo volume, trattandosi della Regione con più comunità arbëreshe in Italia (ben 27) da Civita a Santa Sofia d’Epiro, da Lungro (sede dell’Eparchia) a San Demetrio Corone (cara a Girolamo De Rada, considerato il padre della letteratura albanese moderna e nato nella frazione di Macchia albanese), e ancora Spezzano Albanese e Falconara Albanese, Vaccarizzo e Acquaformosa, fino a Carfizzi o Pallagorio, solo per fare alcuni esempi.

Tante anche le storie raccontate nella Guida di Repubblica in terra calabrese attraverso persone comuni che ogni giorno portano avanti in qualche modo questa identità, come Anna Stratigò, musicista, animatrice culturale ed erede della Casa-museo del Risorgimento di Lungro, aperta anche all’ospitalità, o Enzo Filardi, cultore di musica e poesia arcaica in lingua albanese (il “Vjersh), autore e compositore, ma anche ideatore dell’osteria di famiglia Kamastra, a Civita, dove sperimentare sapori e contaminazioni a tavola, partendo da un patrimonio antico di 500 anni, magari partendo dai dromesat, grumi di pasta cotti nel sugo, o l’ottimo capretto cotto in acqua e olio e insaporito con l’origano.

Per la prima volta, dunque, le Guide di Repubblica scelgono di raccontare non tanto un territorio, una Regione, un quartiere, una specialità enogastronomica, bensì una minoranza etno-linguistica molto importante in Italia. Un “miracolo antropologico” per usare le parole di Pier Paolo Pasolini, ma anche una forma incredibile di resistenza culturale, un collante sociale che dal 2021 è stato candidato nella lista del patrimonio immateriale UNESCO con la proposta “Moti i Madh” (“Tempo Grande”).

“Ci sono pezzi d’Italia praticamente sconosciuti all’Italia. Sono piccolissime porzioni di Paese che nel corso dei secoli hanno mantenuto una forte identità e che vogliono difendere e tramandare la loro storia e la loro lunga avventura – scrive nella sua introduzione il direttore delle Guide di Repubblica Giuseppe Cerasa – Un’avventura cominciata già dalla metà del 1400, in seguito alla morte del principe albanese Giorgio Castriota Scanderbeg, condottiero e patriota che guidò i suoi uomini contro l’occupazione dell’Albania da parte dell’esercito turco-ottomano. Migliaia di persone partirono dunque dalla loro patria trovando rifugio in Sicilia, Calabria, Puglia, Basilicata, Campania, Abruzzo e Molise. Da allora queste comunità sono cresciute, mantenendo fortissimi legami con la loro Patria, coltivando la memoria, gli usi, i costumi, le tradizioni, la religione di rito greco-cattolico, la lingua.”

Il volume si apre con un capitolo dedicato alla cultura arbëreshe a 360 gradi, dalla storia al rito bizantino che ancora si pratica in molte chiese, al lavoro delle Eparchie, ma anche alle ricette e i piatti tipici albanesi, fino al valore simbolico dei meravigliosi abiti tradizionali e tanto altro. Si prosegue con alcune interviste ad albanesi, come quella ad Anila Bitri Lani, ambasciatrice dell’Albania in Italia, a Francesco Altimari, professore ordinario di lingua e letteratura albanese all’Università della Calabria e tra i massimi esperti di albanologia al mondo, Nicola Scaldaferri, professore di Etnomusicologia e Antropologia della Musica presso l’Università di Milano, ma anche scrittori come Giuseppe Schirò Di Maggio, tra i massimi esponenti della letteratura e poesia arbëreshe contemporanea. Di grande pregio, poi, i testi pubblicati nella Guida a firma di autori come Carmine Abate, nato a Carfizzi, con il racconto “Il nostro cuoco d’Arbërìa” che regala uno spaccato della tradizione culinaria arbëreshe oltre che dei suoi territori.

(Se l’hai perso leggi e ascolta l’approfondimento Segreti in tavola dedicato al Croissant Day)