Good Life

21.07.2019

Si moltiplicano le spiagge “plastic free”, stabilimenti nei quali la plastica viene messa al bando, sulla scia della direttiva europea che impone di ridurre la plastica usa-e-getta entro il 2021. Tra le prime località si è distinta Rimini, che già dallo scorso 15 aprile ha vietato l’uso di contenitori in plastica usa-e-getta. Tutta l’Emilia Romagna ha messo a punto un progetto, chiamato Plastic free 2023, che prevede politiche analoghe, così come ha fatto anche buona parte del litorale ligure: a Vernazza (Cinque Terre) già dal 1° gennaio 2019 tutte le attività commerciali e di ristorazione hanno vietato gli oggetti monouso in plastica. Da Levante a Ponente si moltiplicano gli stabilimenti balneari dove campeggiano cartelli con divieto di uso di bicchieri e posate in questo materiale. Si chiama Pelagos Plastic Free, invece, il progetto dell’isola d’Elba, dove i comuni di Porto Azzurro, Capoliveri, Marciana Marina e Campo all’Elba hanno scelto prodotti riutilizzabili o compostabili anche nei supermercati. Stessa linea per altri litorali come quelli delle Marche e del Lazio, dove a Sperlonga, ad esempio, si accede solo con borse della spesa e contenitore di carta. In Campania, a Ischia e Capri multe salate (fino a 500 euro) per chi usa prodotti non riciclabili. La Puglia è stata poi la prima regione a bandire gli oggetti monouso in plastica, non solo nelle spiagge attrezzate, ma anche in quelle libere, con controlli rigidi e attenzione particolare alle isole Tremiti, dove lo scorso anno sono state trovate concentrazioni di microplastiche tra le più elevate d’Italia. Politiche analoghe sono state adottate anche in Sardegna (da Olbia a Stintino, fino a Carloforte) e in Sicilia, dove i divieti a San Vito Lo Capo sono scattati il 1° maggio scorso mentre a Taormina entreranno in vigore da agosto.