Segreti in tavola

03.08.2020
Scopriamo i risultati della Mappatura dell'agroalimentare Italian Sounding in Asia
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Italian Sounding in salsa Indiana

Il Made in Italy, simbolo indiscusso di qualità e sapienza culinaria, arricchisce le tavole dei consumatori in Italia così come in Asia. Un’autorevolezza di fama internazionale, costruita nel tempo, che deve però fare i conti con il fenomeno dell’Italian Sounding.
Nel continente, infatti, il ricorso improprio a denominazioni che si rifanno all’Italia per indurre all’acquisto di prodotti non italiani è presente in modo significativo. È quanto emerge dai risultati della “Mappatura dell’agroalimentare Italian sounding in Asia” realizzata da Assocamerestero – l’Associazione delle 81 Camere di Commercio Italiane all’Estero (CCIE) e Unioncamere – in collaborazione con 8 CCIE locali, che ha mappato un totale di oltre 600 prodotti “di imitazione” sul territorio: condimenti, ma anche surgelati, piatti pronti, pasta e latticini gli alimenti più colpiti dal fenomeno.
L’India (con il 51,2%) si posiziona al primo posto tra i Paesi asiatici per diffusione dei condimenti Italian Sounding. L’offerta locale arriva ad includere ricette come “Ragu Pizza Sauce”, una salsa per la pizza in cui la carne non è neppure presente e condimenti che pur ispirandosi alla tradizione culinaria del Made in Italy non esistono nella cucina italiana; è questo il caso delle salse adoperate nelle lasagne e cannelloni per un piatto che rimane italiano nel nome.
A caratterizzare i condimenti “di imitazione” così come gli altri prodotti Italian Sounding è l’abbattimento di costo rispetto al vero Made in Italy, che può indurre all’acquisto il consumatore. L’india (-28,1%) è al secondo posto dopo il Vietnam (-31,9%) come il Paese asiatico in cui la riduzione di costo dei condimenti risulta maggiore.