Segreti in tavola

17.09.2025
Scalogno e cipolla: parenti strette, anime diverse
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Scalogno e cipolla non sono la stessa cosa! Sebbene sia facile confonderli, hanno storie, sapori e usi molto diversi.

Entrambi appartengono alla grande famiglia delle Liliacee, ma le loro origini si separano presto: la cipolla, coltivata già dagli antichi Egizi, è uno degli ortaggi più antichi del mondo, diffusa in tutto il Mediterraneo; lo scalogno, invece, ha radici orientali e deve il suo nome alla città palestinese di Ascalona, da cui arrivò in Europa grazie ai crociati.

In Italia, la cipolla è coltivata praticamente ovunque, con eccellenze DOP e IGP che ne raccontano la biodiversità: dalla Rossa di Tropea alla Bianca di Chioggia, dalla Cipolla di Cannara alla Borettana. Lo scalogno, invece, è più di nicchia: il più celebre è lo Scalogno di Romagna IGP, coltivato soprattutto nelle province di Ravenna, Forlì-Cesena e Bologna, dove trova il suo habitat ideale in terreni sabbiosi e ben drenati.

Anche in cucina si comportano in modo diverso. La cipolla ha un sapore deciso, che può essere dolce o pungente a seconda delle varietà, ed è perfetta per soffritti, zuppe, frittate e piatti che richiedono una base aromatica intensa. Lo scalogno, invece, ha un gusto più delicato e raffinato, con note leggermente erbacee: l’ideale per salse, vinaigrette, riduzioni e piatti di pesce dove serve un equilibrio di sapori che non li copra.

Per la conservazione, la cipolla dura più a lungo: in un luogo fresco, asciutto e ventilato può resistere per settimane o persino mesi, a seconda delle varietà. Lo scalogno, invece, è più sensibile all’umidità e va consumato in tempi più brevi, conservandolo sempre al riparo dalla luce e dall’acqua.

In sintesi, sono un po’ come due cugini: simili per famiglia, ma diversi per carattere. La cipolla è generosa e popolare, lo scalogno è elegante e discreto. In cucina, sapere quando scegliere l’uno o l’altra può fare la differenza tra un buon piatto e un piatto indimenticabile.