Segreti in tavola
Sapevate che la Sicilia ha un solo salume che ha ottenuto il riconoscimento IGP, nonostante la lavorazione della carne di maiale risale all’XI secolo, quando i Normanni introdussero la carne suina dopo la precedente dominazione musulmana?
D’altronde tradizionalmente i climi caldi e la carne di maiale non vanno molto d’accordo; ed è un peccato, perché la Sicilia ha da offrire tantissimo anche in fatto di salumi, come dimostrano i risultati ottenuti con il prodotto di cui vi parlerò oggi: il salame S. Angelo.
Questo salame si produce solo nel territorio del comune di Sant’Angelo di Brolo, in provincia di Messina, con i tagli nobili dei suini di razze tradizionali, in particolare coscia, lonza, filetto, spalla e coppa, tagliate a punta di coltello e insaccate in budello naturale, con aggiunta di parti grasse, sale e pepe nero a mezza grana. Il microclima della Sicilia, che accompagna la stagionatura, fa il resto.
Il salame S. Angelo IGP ha forma cilindrica, allungata e stretta, e superficie irregolare. All’interno si presenta di colore rosso rubino con granelli di grasso ben distribuiti e separati dalla parte magra. La fetta morbida compatta e omogenea, l’aroma dolce e caratteristico e il sapore leggermente speziato sono alcuni dei fattori che hanno reso questo salame una vera eccellenza in tutta Italia e non solo.
Il salame S. Angelo si presta bene a essere consumato da solo, come antipasto o snack, magari abbinato ad altri salumi, a del buon pane o a un bicchiere di vino rosso strutturato. Per le sue particolari qualità aromatiche è consigliabile mangiarlo subito dopo averlo affettato. E il segreto per valorizzarne al meglio il gusto è tagliarlo in fette spesse, come prevede la tradizione.