Good Life

18.11.2021

Si parla di netiquette (crasi di un vocabolo inglese – network, e uno francese – étiquette)  per indicare quell’insieme di regole non scritte che disciplinano il web. Ma non sono volte a disciplinare anche l’atteggiamento fuori dal web, ossia di compulsione verso di quest’ultimo: il phubbing.
Lo smartphone è un oggetto diventato quasi estensione del nostro stesso corpo e dal quale difficilmente ci separiamo, ci porta ad assumere quest’atteggiamento errato nei confronti del nostro interlocutore. Cos’è?
Con il termine phubbing – dall’inglese ‘phone’ e snubbing’ – si descrive l’atto di trascurare con intenzione i propri interlocutori reali (vis-à-vis) reagendo istantaneamente a qualsiasi notifica proveniente dal telefono o semplicemente navigando su internet nel bel mezzo di una conversazione. Tra le motivazioni più comuni per distrarsi con lo smartphone c’è la noia oppure si cede alla distrazione solo in caso di particolare agitazione. Infatti, se l’argomento è spinoso o l’interlocutore mette in soggezione, rifugiarsi nello schermo dello smartphone pare funzionare come un ottimo antistress.
Ma anche un ottimo modo per infastidire l’interlocutore, perché si tratta effettivamente di una condotta che non rispetta né l’altro né tantomeno la buona educazione.

(Se l’hai perso leggi l’approfondimento Good Life dedicato alle piante a prova di gatto)