Segreti in tavola
Vi è mai capitato, a tavola, di vedere arrivare un piatto avvolto dal profumo inconfondibile del tartufo? Un aroma intenso, quasi ipnotico, che divide gli animi: c’è chi lo adora e chi invece lo trova… troppo invadente. Ma come ci si comporta, secondo il galateo del tartufo?
In questa puntata Nicola Santini, giornalista, scrittore e Direttore del Settimanale Vero ci spiega che il tartufo va servito al momento, grattato o affettato finemente davanti al commensale, sul piatto ancora caldo: solo così il suo profumo sprigiona tutta la magia. È segno di rispetto e raffinatezza che il cameriere o il padrone di casa chiedano se lo si desidera e in quale quantità. Perché sì, la misura è la chiave del buongusto: troppa generosità può coprire il sapore del piatto, troppo poca ne smorza il fascino.
E se qualcuno chiedesse di avere il tartufo “a parte”? Non è un sacrilegio, ma una richiesta da formulare con discrezione: meglio che il servizio resti elegante e che l’aroma non si disperda. Grattugiare da sé il tartufo, invece, è considerato poco fine: si rischia di trasformare un gesto di piacere in una competizione di abbondanza.
E quando in tavola il profumo divide? Il bon ton suggerisce tolleranza reciproca: chi ama il tartufo lo gusti senza ostentarlo, chi lo trova eccessivo si limiti a non commentare. Dopotutto, il vero galateo non sta nel tartufo, ma nel modo in cui lo condividiamo.