Segreti in tavola

23.05.2021
Nicco Nesi ci svela i segreti del Whisky: blended e single malt
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Blended e single malt. Una differenza importante, ma l’aspetto qualitativo è secondario. Parliamo di tecnica: un single malt è il prodotto di una sola distilleria. Non di una sola botte. È l’assemblaggio di più botti della stessa distilleria. Se fosse il prodotto di una sola botte, porterebbe la dicitura “single cask” o “single barrel”.
Il blended invece, è l’assemblaggio di vari single malt comprati da altre distillerie e poi mescolati con arte.
Fine 800 e primi 900 ila quantità di blended sul mercato era quasi totale, perché i single malt dell’epoca, a causa di una artigianalità troppo spinta della produzione, erano molto ruvidi da bere. Mescolando vari malti e aggiungendo anche un po’ di cereali diversi, si riusciva ad avere un prodotto più bevibile. Non è un caso che in quegli anni diventarono grossi imprenditori James Chivas e di George Ballantine. Che ancora oggi sono fra i maggiori blender mondiali.
Salvo rare eccezioni, un blended whisky ha una qualità più bassa rispetto a un single malt. E questo per colpa di disciplinari più elastici. È possibile fare un prodotto più semplice, beverino e a buon mercato. Il tutto per avere una fetta di mercato più ampia.
Come dicevo ci sono blended cari e di qualità: come il royal salute, di 21 anni, fatto per l’incoronazione della Regina Elisabetta 2 o come i prodotti di alta fascia della Johnnie walker

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