Da Non Perdere

26.02.2019

L’arte può cambiare il mondo? Secondo il tedesco Julian Rosefeldt la risposta è sì. Sensibile ai temi sociali e politici ha definito la sua video installazione “Manifesto” una Call of action, una chiamata all’azione, fiducioso nella possibilità di invertire le regole precostituite.

Nata nel 2015, l’installazione ha girato il mondo, ne è stata realizzata una versione cinematografica, ed ora arriva nella capitale per ridisegnare gli spazi della Rotonda del Palazzo delle Esposizioni. Tredici grandi schermi per un prologo e dodici storie in omaggio alla pratica novecentesca dei Manifesti, quei testi scritti come proclami, con parole incisive e categoriche per disegnare una nuova visione dell’arte che fosse specchio di un mondo nuovo. Protagonista assoluta delle performance la camaleontica attrice australiana Cate Blanchett.

Julian Rosefeldt ha diviso l’opera in dodici diversi copioni, ognuno dedicato ad un movimento artistico e composto da collage di manifesti, più un breve prologo che inizia con le parole del Manifesto del Partito Comunista: “Tutto ciò che è solido si dissolve nell’aria”, parole fuori contesto che accompagnano una miccia che brucia. Cate Blanchett, attrice due volte Premio Oscar, interpreta magistralmente dodici personaggi diversi, dando prova di estrema versatilità. E’ un senzatetto che tra le rovine di un impianto industriale sbraita manifesti surrealisti, una punk che blatera di Stridentismo e Creazionismo, un’agente di cambio che lancia proclami futuristi, l’oratrice ad un funerale che discetta sul non senso dadaista, una madre tradizionalista che ad un pranzo in famiglia recita come una preghiera le intenzioni trash di un artista pop, una maestra elementare che insegna ai piccoli allievi i precetti del nuovo cinema, giusto per fare qualche esempio di quest’installazione sorprendente e stimolante che riflettere sul senso di quelle parole, sulla loro attualità, sulla loro follia anche. Manifesti scritti spesso da giovani autori energici e temerari, rivoluzionari, ma come si combinano i loro discorsi spinti oltre “i confini della logica” – s’interroga Rosefeldt – con la vita di tutti i giorni di un senzacasa, di un’operaia, di una ricercatrice o di una casalinga? Allo spettatore la risposta.

I visitatori, che all’entrata ricevono un libretto con i testi tradotti in italiano, visto che l’opera è in inglese, possono fruire una proiezione alla volta o di uno sguardo d’insieme e di tanto in tanto, quando immagini, suoni e parole inaspettatamente e inspiegabilmente si sintonizzano, della potenza di un coro, il momento sacrale dell’opera secondo l’artista Rosefeldt.

Manifesto – Julian Rosefeldt

Palazzo delle Esposizioni, Roma

26 febbraio – 22 aprile 2019

info palazzoesposizioni.it