Segreti in tavola

05.11.2019
Malanga
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Se siete mai stati a Cuba, probabilmente conoscerete la malanga. E anche se siete stati in altri paesi dell’America Centrale, ma sicuramente con un altro nome. Infatti questo tubero originario delle Antille viene chiamato in moltissimi modi diversi: in Bolivia è walusa, in Messico è mafafa, in Colombia bore… e così via.

Per semplicità qui la chiamerò malanga, anche se il nome scientifico di questo tubero è Xanthosoma sagittifolium. Si tratta di una sorta di patata tropicale, stranamente anche molto resistente alle basse temperature, che produce delle foglie grandi e belle e dei tuberi dalla buccia ruvida e dal colore tra il nocciola e il grigio (anche se in realtà ne esistono moltissime varietà, alcune anche sul viola o blu!).

Il gusto della malanga è molto particolare e non assomiglia a nessuno dei sapori a cui siamo abituati. C’è chi la ama e chi non la sopporta, quindi va provata! Se avete la fortuna di viaggiare nel centro e sud America la troverete in moltissime ricette: fritta, lessa, in polpette, in zuppe e creme. Ma sempre rigorosamente cotta, e a lungo, perché da cruda la malanga contiene una sostanza irritante e addirittura velenosa per gli animali.

Dal punto di vista nutrizionale la malanga è molto valida: apporta ottime quantità di vitamina C, ferro e fosforo, oltre a essere un’ottima fonte energetica e di liquidi.

Non è facile trovarla in commercio, tranne forse in qualche negozietto o mercato esotico. Ma se riuscite a mettere le mani su della malanga, io vi consiglio di coltivarla nel vostro giardino. È molto facile e vi svelo un piccolo segreto: la vera ricchezza della malanga non sono i tuberi ma le foglie! Oltre a essere bellissime, perfette come pianta ornamentale, si possono anche mangiare, contengono più sostanze benefiche rispetto ai tuberi, e sono molto gustose! Ma mi raccomando, non vanno mai consumate crude.