Da Non Perdere

21.12.2018

Il 2019 è l’anno di Leonardo da Vinci.

E sarà il Codice Atlantico, la collezione leonardiana più pregiata al mondo, ad aprire le celebrazioni per i cinquecento anni dalla sua scomparsa che la Veneranda Biblioteca Ambrosiana anticipa di qualche giorno con un’esposizione in due tempi, dal 19 dicembre al 17 marzo e dal 19 marzo al 16 giugno 2019, che mostra alcuni dei disegni più belli della voluminosa collezione.

Una raccolta di 1119 fogli compilati da Leonardo fra il 1478, quando ancora era a Firenze, e il 1519, anno della morte in Francia: in tutto 1750 disegni che mescolano studi e riflessioni intorno alle tante discipline da lui coltivate, dall’ingegneria militare, che lo portò a Milano alla corte di Ludovico il Moro, all’architettura, dall’idraulica alla medicina, l’ottica, la meccanica, l’urbanistica, l’astronomia e, da ultimo, le arti figurative. Lasciato in eredità al fedele allievo Francesco Melzi, il Codice fu riordinato alla fine del Cinquecento dallo scultore Pompeo Leoni e dopo alcune vicissitudini fu acquistato dal conte Galeazzo Arconati (promotore anche dei lavori della villa di Bollate ribattezzata “Piccola Versailles”), il quale nel 1637 lo regalò all’Ambrosiana. Da allora, salvo un breve intervallo di 17 anni quando Napoleone Bonaparte lo trasferì al Louvre, il Codice è custodito nell’antica biblioteca che oggi apre la prima mostra (mar-dom ore 10-18, ingresso 15 euro) con un omaggio a Milano.

Il percorso, che si sviluppa fra le teche del primo piano e della sala federiciana, la più antica, inizia con la pianta della città e uno schizzo a volo d’uccello dove si legge (al contrario) l’appunto “Poni il vero mezzo di Milano”, indicato da Leonardo nella chiesa di San Sepolcro, adiacente all’Ambrosiana, dove si incrociavano il cardo e il decumano. Prosegue con lo studio per il tiburio del Duomo del 1487-90, la sua proposta per la costruzione del tiburio presentata alla Veneranda Fabbrica insieme a un modello che andò perduto; il disegno a colori del Naviglio San Cristoforo, con lo studio di un sistema per lo sfruttamento delle acque per l’irrigazione della campagna; lo schizzo preparatorio per il cavallo del monumento a Francesco Sforza che non fu mai realizzato. La mostra prosegue nella bella biblioteca con i disegni dedicati all’arte bellica, in un’infilata di balestre, fionde, mortai e catapulte, progetti per fortezze e castelli e i due celebri studi per l’ala meccanica e l’automobile, in realtà un progetto per una macchina scenica.