Da Non Perdere

09.12.2019

Una commedia brillante che parla… di corna! In realtà la penna graffiante del drammaturgo francese Florian Zeller affronta in modo sofisticato i temi dei rapporti di coppia, dell’amore, dell’adulterio, del desiderio, della ricerca della verità e naturalmente della menzogna. Il pretesto è una cena tra una coppia d’amici che non si vedono da tempo e che si ritrovano per un irresistibile gioco delle parti che diventa una pericolosa resa dei conti.

Sul palco sue volti noti e apprezzati di cinema, teatro e serie tv: Serena Autieri e Paolo Calabresi, affiancati da Totò Onnis ed Eleonora Vanni. La regia è del navigato Piero Maccarinelli. La Menzogna è in scena al Teatro Ambra Jovinelli di Roma fino al 15 dicembre.

Note di regia:

Vaudeville contemporaneo Zeller prova la sua abilità con infinite varianti sul tema del desiderio del tradimento della verità e della menzogna.

Due coppie di amici, una cena convocata dopo molto tempo e un grande disagio che improvvisamente si presenta fra loro. Nulla di “Nuovo” ma grande abilità nella declinazione delle varianti: fra le parole si nascondono frustrazioni e risentimenti, bugie e sensualità.

È una ridicola resa dei conti che mostra la falsa morale che si nasconde dietro le convenzioni. Paolo, Alice, Lorenza e Michele credono di vivere in un sistema di valori condivisi che si possono facilmente trasgredire.

Ma la dimensione non è psicologica e tutto è affidato alla parola, al teatro; si tratta di un abile gioco di

maschere, un gioco divertente e crudele che rende confusi i confini fra la menzogna e la verità, il reale e l’immaginario: l’adulterio sembra essere l’unico orizzonte della vita coniugale.

Ma non è necessario distinguere così chiaramente la verità dalla menzogna.

La commedia costringe gli attori ad abbandonare l’arco psicologico o narrativo dei personaggi, perché, di volta in volta ognuno di loro è chiamato a recitare o giocare un ruolo opposto a quello che ha vissuto nella scena precedente e deve farlo con molta leggerezza senza dare la sensazione di mentire. L’architettura della commedia si fa carico della narrazione e l’attore deve sforzarsi di non essere più intelligente della situazione in cui si trova.

Piero Maccarinelli