Segreti in tavola

13.09.2021
Campagna Amica e i segreti dei Sigilli: il fico d’india della valle del Belice
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Campagna Amica: il fico d’india della valle del Belice

Il “fico d’India della valle del Belice” è un prodotto che il Ministero delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali ha inserito nella lista dei Prodotti Agroalimentari Tradizionali della regione Sicilia (PAT). Le origini dell’Opuntia ficus vanno ricercate nel XVI secolo, quando venne importato dall’America centro-meridionale in Sicilia dove trovò un habitat ideale e si è sviluppato fino ai giorni nostri. Il Fico d’India, infatti, è molto resistente alla siccità: questa gli ha permesso di ambientarsi velocemente e di crescere anche in suoli aridi, sabbiosi o vulcanici. La spontanea vegetazione della piante di questo gustoso frutto meridionale, ha determinato che i nobili siciliani abbiano sempre visto il Fico d’India come un frutto per “poveri” e non d’elite. Il Fico d’India è, inoltre, un segno distintivo della vegetazione selvaggia in Sicilia e nel territorio della Valle del Belice un tempo veniva tenuto nelle aree marginali ed utilizzato anche per l’alimentazione animale. Negli ultimi decenni la coltivazione è stata razionalizzata con impianti a sesti regolari e con l’uso o meno di acqua di irrigazione. Il “fico d’India della valle del Belice” viene coltivato in provincia di Agrigento in prossimità del fiume Belice, soprattutto in corrispondenza del Comune di Santa Margherita di Belice dove le caratteristiche piante con “pale” contribuiscono a rendere suggestivo il paesaggio. Tanto per citare un altro sigillo di Campagna Amica di quel territorio, tra i fichi d’India non è difficile scorgere anche la rara pecora della Valle del Belice dal cui latte viene prodotta la Vastedda, un formaggio caratteristico del Belice. Pecore e fichi d’India quindi ci restituiscono un’immagine meravigliosa di quel territorio. Esistono di fatto tre cultivar del Fico d’India della valle del Belice che differiscono per la colorazione del frutto: gialla (Sulfarina), bianca (Muscaredda) e rossa (Sanguigna). La cultivar Sulfarina è la più diffusa per la maggiore capacità produttiva e la buona adattabilità a metodi di coltivazione intensiva. In genere vi è comunque la tendenza ad integrare la coltivazione delle tre cultivar, in modo da fornire al mercato un prodotto caratterizzato da varietà cromatica.
Il Fico d’india della Valle del Belice viene prodotto attraverso una fase di coltivazione che passa attraverso alcuni stadi per ottenere, nel periodo autunnale, un frutto dolce e succulento.
Tra queste fasi la più caratteristica avviene senz’altro a maggio-giugno quando si effettua la “scozzolatura”, il taglio cioè dei fiori della prima fioritura, in modo da ottenere una seconda fioritura, più abbondante, con una maturazione più ritardata, in autunno. In base a questa consuetudine si distinguono i frutti che maturano già in agosto, cosiddetti agostani, di dimensioni ridotte, e i tardivi o bastardoni, più grossi e succulenti, che arrivano sul mercato tra Settembre e Ottobre.
La produzione degli agostani non necessita di irrigazione, che invece è richiesta per la produzione dei bastardoni.
Il loro utilizzo va dal consumo fresco, alla produzione di succhi, liquori, gelatine, marmellate, dolcificanti ed altro; ma anche le pale possono essere mangiate fresche, in salamoia, sottoaceto, candite, sotto forma di confettura.

(Non perderti  l’approfondimento Segreti in tavola dedicato a Campagna Amica con il fungo cardoncello)