Segreti in tavola

20.08.2025
I segreti delle more: il lato selvatico dell’estate
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C’è un frutto che sa di bosco, di mani macchiate e di passeggiate estive lungo i sentieri di campagna: la mora. Piccola, nera e succosa, la mora è una delle delizie spontanee più amate in Italia, simbolo dell’estate più generosa. 

Ma lo sapevate che esistono due tipi di more ben distinti?

Le more selvatiche, o di rovo, crescono spontaneamente ai margini dei boschi, nei campi incolti e lungo i sentieri. Sono più piccole, dal sapore intenso, leggermente acidulo, e crescono in cespugli spinosi che sembrano volerle proteggere da mani troppo curiose. Le more coltivate, invece, sono frutti più grandi, dolci e succosi, nati da varietà selezionate e privi di spine, ideali per la raccolta agricola e la grande distribuzione.

Le origini di questo frutto affondano nella storia europea: già nell’antica Grecia e a Roma, il rovo era considerato una pianta medicinale. Ma è solo in epoca moderna che le more sono entrate a pieno titolo nella nostra cucina, diventando protagoniste di confetture, crostate e liquori.

Fresche, le more vanno consumate entro un paio di giorni, perché sono delicate e deperiscono in fretta. Si conservano in frigorifero, meglio se disposte in un solo strato, senza ammassarle. Oppure, per godere del loro sapore anche in inverno, si possono congelare o trasformare in marmellata.

In cucina, le more sono versatili: perfette nei dolci, nei gelati, nei frullati, ma anche in abbinamenti sorprendenti con formaggi stagionati o carni arrosto. E non mancano le ricette regionali italiane: in Toscana si usa preparare il “vino di more”, un liquore casalingo ricco e profumato. In Piemonte, le more si uniscono alle nocciole nelle crostate da merenda, mentre in Trentino si trovano nei canederli dolci rivisitati, o abbinate allo yogurt di malga.

Un frutto semplice, ma capace di raccontare la natura, la tradizione e il piacere dell’estate in un solo morso.