Segreti in tavola

16.05.2021
Festeggiamo il World Wisky Day con Nicco Nesi
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Il whisky è indiscutibilmente il più nobile dei distillati. Le sue origini si perdono nelle pieghe della storia: si parla addirittura di quando gli antichi romani invasero le terre d’oltremanica. Il suo nome è infatti una storpiatura della parola aqua vitae da parte del popolo Pitti.  Uisge Beatha (pronuncia: ushki baya), che dà l’origine alla parola whisky.
Si sa che il primo documento storico è da parte del monaco irlandese Jon Corr, redatto nel tardo 1400 nelle Highlands scozzesi. Quindi Irlanda e Scozia si spartiscono la paternità del whisky.
È un distillato semplice, composto da due soli ingredienti: acqua e orzo. E magia. Poi ci sono le botti di invecchiamento. E quelle fanno la differenza.
Il whisky è quindi scozzese e irlandese. Tutto il resto viene dopo.
La vera differenza tra gli Scotch e gli Irish whiskey (con la E) è fondamentalmente di produzione (doppia distillazione in Scozia, tripla in Irlanda) e nell’utilizzo della torba.
La tripla distillazione rende il whisky più morbido al gusto.

È torbato? Mi sono sentito fare questa domanda mille volte. Torbato non è uguale a qualità. Torbato è un gusto derivante dalla tostatura del malto d’orzo. Deriva da un combustibile fossile che produce un fumo molto acre. Si possono avere torbati di alta qualità come di bassa.

Ma se volete saperne di più, vi invito a leggere il mio libro whisky. Su www.corradotedeschieditore.com/ anche in formato digitale. Oppure su Amazon