Segreti in tavola

28.05.2021
Fame concreta: Martina Liverani ci racconta il legame tra ceramica e cibo
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Martina Liverani  è giornalista e scrittrice.
Negli anni ha collaborato con numerose testate tra cui Vogue, La Repubblica, CasaViva, La Cucina Italiana, Sale e Pepe, Vanity Fair.
Nel 2013 ha fondato Dispensa, rivista semestrale indipendente che tuttora dirige, vincitrice di premi internazionali, che racconta con uno stile innovativo e unico storie di generi alimentari e generi umani. 

C’è un ingrediente comune tra il cibo e la ceramica? E’ evidente che vanno assieme fin dall’antichità. Oggi però da una parte una ricerca, un’elaborazione sempre più raffinata intorno al linguaggio del cibo, dall’altra artigiani, artisti che anche dal cibo prendono suggestioni creative, spinge a cercare affinità sempre meno ovvie o semplicemente funzionali, e invece magari intrinsecamente poetiche.

Così come esiste un’affascinante biodiversità dei prodotti alimentari e dei cibi che mangiamo, altrettanto varie sono le ceramiche tradizionali dei vari territori dal momento che ogni città, ogni centro di antica tradizione ha il suo stile. Abbiamo quindi cercato di trovare un linguaggio comune tra cibo e ceramica” racconta Martina Liverani, scrittrice, gastronoma ma anche molto vicina al mondo della ceramica tanto dar vita con AICC, Associazione Città della Ceramica, in contemporanea alla nascita di BUONGIORNO CERAMICA! a FAME CONCRETA, un osservatorio permanente finalizzato a far emergere tutti i progetti che legano il mondo del cibo a quello della ceramica.
Proprio nei giorni di Buongiorno Ceramica! la più bella festa mobile delle arti che spalanca atelier, musei, botteghe da nord a sud, chiama a raccolta gli artisti, gli artigiani, invita al pubblico a percorrrere l’Italia del fatto a mano, e che da Faenza ha preso le mosse, qui parte uno dei progetti più emblematici di ceramica e food.

Faenza, capitale mondiale della ceramica, e città che intorno alla ceramica è stata capace di creare un vero distretto culturale, nasce infatti una collezione gastroceramica, che definiremmo, del tutto originale.
Siamo al Podere La Berta, un’azienda agroturistica con una sensibilità artistica particolare, posta proprio su quei calanchi formati da quelle argille azzurre – così chiamate da Leonardo da Vinci –  che sono alla base della secolare tradizione della ceramica faentina. Il Podere, in collaborazione con il Museo Carlo Zauliha dato avvio al progetto Le ceramiche della Berta, una collezione di maioliche in edizione limitata realizzate in esclusiva per il Podere da alcuni tra i più importanti artisti e ceramisti del nostro tempo. Per inaugurare il progetto si comincia da una triade di artiste attive a Faenza anche se originarie di altre città.

Si tratta di Fiorenza Pancino, Elvira Keller e Martina Scarpa di Ceramiche Lega, chiamate a declinare il proprio stile e la propria energica creatività in suggestioni legati al luogo ed ai piatti realizzati dallo chef Andrea Visani.

In Liguria invece ad Albissola Marina sul “lungomare delle stelle”, raffinato museo all’aperto sulla sabbia, uno degli happening più glamour di Buongiorno Ceramica! ogni anno è Fish Arte U Pescio. Contaminazioni da artfood nel segno dell’acqua, del mare, dei pesci.

Muovendosi nella tradizione popolare come non citare le “cocce” o “pigne” dei maestri di Appignano in provincia di Macerata, dove la terracotta arrivò nel lontano 1557 e dove i mastri vasai realizzano da secoli vasellame e utensili da cucina. Ciotole e piatti smaltati di giallo e schizzati di verde, brocche e bicchieri. Ciotole così funzionali alla cottura dei legumi da avere dato vita ad Leguminaria, una manifestazione ormai storicizzata, che dalle ceramiche non può prescindere.

Ceramiche popolari che si affiancano alle ceramiche di Vietri sul Mare rese sgargianti da pennellate vivaci, ampie, solari. E che spesso dalla manovalanza popolare diffusa si sono distinte grazie ad alcune manifatture altamente creative o singoli artisti.

E scendiamo a Caltagirone dove Alessandro Iudici, nove generazioni di ceramisti alle spalle e gli anni formativi tra Londra e New York a dargli una visione tutta personale dell’arte ceramica fino a far sì che oggi delle ceramiche d’uso comune quasi ” se ne prenda gioco”. Un gioco creativo, concettualmente scherzoso.