Segreti in tavola
La risposta ci porta a sud, in Basilicata, dove il 2026 sarà l’anno del Vulture, nuova Città Italiana del Vino. È un viaggio ideale che parte dalle colline laziali, custodi di secoli di viticoltura, e arriva fino alle pendici di un antico vulcano spento, il Monte Vulture, che domina la parte settentrionale della regione.
Il Vulture è un territorio dal fascino unico: quattordici comuni lucani uniti dal vino e da un paesaggio scolpito dalla lava e dal tempo. I suoli vulcanici, ricchi di minerali, hanno reso quest’area una delle più vocate d’Italia, capace di dare vita a un rosso tra i più grandi: l’Aglianico del Vulture. Un vino intenso, profondo, che con l’invecchiamento diventa elegante e complesso, fino a conquistare la DOCG nelle sue versioni “Superiore” e “Riserva”.
Accanto a lui, il territorio offre rosati fragranti, spumanti di carattere e nuove interpretazioni che raccontano una viticoltura viva, in continuo dialogo tra tradizione e innovazione. Le cantine spesso affinano i vini in grotte scavate nel tufo, custodi di un sapere antico che si fonde con la modernità.
Così, dopo un anno vissuto tra i colli dei Castelli Romani, il calice passa ora al Vulture: una terra di fuoco e di vigne, pronta a raccontare la sua identità al mondo. La cittadina di Ripacandida sarà la capofila dei 14 comuni della zona, tra cui Rionero del Vulture, Melfi e Venosa. Nel brindisi che segnerà questo passaggio, non ci sarà solo il vino, ma la voce di comunità intere che con orgoglio porteranno avanti la storia del bere italiano.