Segreti in tavola

13.06.2021
Ceramica di Faenza: i segreti svelati da Massimo Isola
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Di origine romana, Faenza è una meravigliosa città d’arte la cui fama brillava nel periodo rinascimentale per la produzione di oggetti in ceramica, di squisita fattura, esportati in molti Paesi europei.
Il volto attuale della città si è formato in un lungo arco di evoluzione storica, arricchendosi nel tempo di architetture di grande pregio, con una forte caratterizzazione rinascimentale.

La città dei Manfredi è un luogo dinamico ed elegante che custodisce sorprese per ogni turista. Gli amanti delle maioliche d’arte rimarranno incantati dalle opere esposte al MIC, il Museo Internazionale delle Ceramiche , uno dei più grandi e conosciuti al mondo, o dalla visita ai musei dedicati ai grandi artisti faentini, Carlo Zauli , Guerrino Tramonti, Riccardo Gatti e Leandro Lega.

Gli estimatori del periodo Neoclassico apprezzeranno sicuramente una sosta a Palazzo Milzetti ed il turista che voglia deliziare gli occhi con i dipinti dei grandi maestri dovrà contemplare un passaggio alla Pinacoteca Comunale.
E poi, ancora, veri e propri tuffi estetici nella severità medievale, nello splendore del barocco, nell’eleganza del liberty, fino ad arrivare alle creazioni delle botteghe ceramiche , dove veri e propri artisti perpetuano quella tradizione che ha reso Faenza famosa nel mondo, sperimentando, nel contempo, nuovi linguaggi espressivi.

Cenni storici

Faenza è una città unica al mondo: ricca di monumenti e di opere d’arte ma soprattutto è famosa per avere sviluppato, già nei primi secoli dopo il Mille, l’Arte della Ceramica ad altissimi livelli. Quest’arte diede un tale prestigio alla città che la parola Faenza, nel mondo, è divenuta anche il temine che indica la capacità di arricchire l’argilla grezza della lucentezza degli smalti e della vivida tavolozza cromatica che i vasai hanno perfezionato fino ad oggi. Faenza giunse ai vertici della notorietà artistica e tecnica già nel Cinquecento con gli eleganti pezzi chiamati “Bianchi di Faenza”; opere che eccelsero per arte e tecnica e che avrebbero influenzato maestranze non solo a livello nazionale ma anche internazionale. Faenza è diventata così, in tutto il mondo occidentale, la Città della Ceramica per eccellenza tanto che il suo nome nella traduzione francese “Faïence” è il sinonimo che indica la ceramica artistica.
La città, per la natura del territorio ricco di argille adatte alla foggiatura e per la stategica posizione geografica che ne faceva un punto d’incontro tra la cultura padana e quella toscana, seppe costituirsi come centro ceramico di primaria importanza sin dal Medioevo. I suoi vasai seppero sviluppare e perfezionare nel corso dei primi secoli dopo il Mille su forme semplici e generalmente legate all’uso domestico, due importanti procedimenti tecnici per il rivestimento dei manufatti: la “smalatura” e l’ “ingobbiatura”.
Passato il periodo “arcaico” le maioliche si perfezionano nella bianchezza e corposità dello smalto, nella tavolozza cromatica e nella complessità degli ornati.
Durante il periodo Rinascimentale si svilupparono ornati derivati dal mondo bizantino, dalla cultura araba ed anche ispirati al Medio ed Estremo Oriente.
Tra i vari ornati ricordiamo quella chiamata ” ad occhio di penna di pavone” che la storiografia locale ottocentesca riteneva allusiva da parte dei ceramisti alla figura di Cassandra Pavoni, la donna amata da Galeotto Manfredi, signore di Faenza dal 1477 al 1488.

Tra la fine del Quattrocento e l’inizio del Cinquecento, le maioliche ormai giunte al massimo della perfezione tecnica, vengono ornate da motivi ispirati alle porcellane orientali e soprattutto dalla figura umana che man mano assume grande risalto, come le “belle donne”, fino ad arrivare al gusto narrativo che viene chiamati “istoriato”, dove emerge uno stretto legame tra i maiolicari e i pittori. I maestri faentini, quasi tutti anonimi, si cimentarono in rappresentazioni bibliche e mitologiche, tratte da illustrazioni di libri o stampe, e destinate ad una committenza colta.

Il percorso di ricerca tecnica da parte dei ceramisti faentini non si ferma ed introducono uno smalto dal colore grigio-azzurro, nasce cosi la maiolica “berettina”. Su questa maiolica troveranno spazio temi decorativi come i festoni di foglie e frutti, le grottesche, i trofei d’armi, i quartieri ed anche gli istoriati.
Attorno alla metà del Cinquecento i maiolicari per dare un nuovo impulso ai loro prodotti ed introdurranno un genere oggi denominato “bianchi di Faenza”, che vedrà protagonista la forma degli oggetti. Accanto alle forme usuali si affiancarono una variegata, e a volte stravagante, serie di forme ispirate sia ai modelli metallici. La decorazione sarà limitata a piccole figure, putti, stemmi, leggere girali vegetali, cartterizzati da una veloce realizzazione, appena schizzata o compendiata, chiamata “compendiario”. La fama dei “bianchi” fu tale che a partire dal XVII secolo, e ancora oggi, maiolica si dice “faience”, francesizzazione di Faenza.

Nel 1693 nasce la Fabbrica dei conti Ferniani, che diventerà il cenacolo della vita artistica, centro di attrazione per i forestieri oltre che laboratorio aperto alle nuove tecnologie. Avviata inizialmente come continuazione dei modelli dei “bianchi” la fabbrica, verso la metà del Settecento, si ispirerà alle nuove mode in voga nelle manifatture europee e durante la secoda metà del secolo affiancherà ai tradizionali modi di lavoro anche la nuova tecnica del “piccolo fuoco” e l’adozione del nuovo prodotto ceramico, d’invenzione inglese, la Terraglia.

Faenza, la città dei Manfredi

Faenza è una meravigliosa città d’arte. Attorno all’anno Mille e poi in età comunale Faenza visse una lunga stagione di espansione edilizia e ricchezza, culminata nell’età della signoria dei Manfredi (1313-1501). Nel corso del Quattrocento, durante il governo di Carlo II Manfredi, si realizzò il piano di rinnovamento urbanistico della città; in particolare trasformarono le due splendide Piazze della Libertà e del Popolo, affidarono a Giuliano da Maiano la costruzione (1474-1515) della magnifica Cattedrale, acquistarono per chiese e palazzi molte opere d’arte, ora in parte visibili nella Pinacoteca Comunale e nel Museo Diocesano. Altre raccolte d’arte di grande interesse si possono ammirare presso il Museo Carlo Zauli, il Museo Guerrino Tramonti e il Museo Riccardo Gatti. Faenza ha vissuto, tra il Settecento e l’inizio dell’Ottocento, un nuovo periodo di splendore a livello europeo: infatti, percorrendo le strade della città molte sono le testimonianze del periodo neoclassico. I capolavori più rappresentativi per l’elevato livello artistico raggiunto nel campo dell’architettura e nell’arte decorativa faentina nel periodo neoclassico sono Palazzo Milzetti (oggi Museo dell’Età Neoclassica in Romagna), iniziato da Giuseppe Pistocchi nel 1792 e terminato da Giovanni Antonio Antolini agli inizi del secolo successivo, e il Teatro Comunale “Masini”, realizzato dal Pistocchi tra il 1780 e il 1787 che è considerato uno dei teatri più belli d’Italia.

Faenza ceramica contemporanea
A Faenza si svolgono eventi di grande attrazione come la grande fiera biennale Argillà-Italia dedicata alla ceramica, a inizio settembre, ed il Concorso Internazionale della Ceramica d’Arte Contemporanea, che si inaugura ogni due anni a giugno; richiamano a Faenza, artisti, collezionisti, amatori della ceramica da tutto il mondo.

(Non perderti l’approfondimento dedicato alla ceramica di Caltagirone)