Da Non Perdere

02.11.2020

Figlio di un impiegato e di una casalinga, nasce nel 1940 Gigi Proietti in Via Giulia, nel cuore di Roma. Il 2 novembre, lo stesso giorno in cui ci ha lasciati.
Il destino che appartiene all’uomo giusto: nascere e morire lo stesso giorno.
Dopo Via Giulia ha vissuto a Via Annia al Celio, accanto all’ospedale militare e poi Via Veneto. Ma lì non ha vissuto la Dolcevita trasferitosi poco dopo al Tufello.
In quegli anni non era facile raggiungere il centro che tanto gli abitava nei ricordi, difficile com’era il collegamento dalla periferia.

E’ durante l’università che scopre il suo amore per la recitazione. Al suo amico Lello deve lo stimolo per averlo intrapreso come mestiere. Mentre frequentava il Centro Universitario teatrale Lello lo vide recitare Le sedie di Ionesco. Gli disse: “Tu ancora studi e vieni a canta’ la sera? Questo è il mestiere che devi fare”.

Il suo primo ruolo, per una curiosa coincidenza, è quello di un maresciallo dei Carabinieri, lo stesso per il quale 30 anni dopo sarà amatissimo. E’ il 1964 e in quello stesso anno viene diretto da Fenoglio nel suo esordio in televisione con I grandi camaleonti.

Il grande successo arriva nel 1970. In sostituzione di Domenico Modugno nella commedia Alleluja Brava Gente di Garinei e Giovannini recita insieme a Renato Rascel e Mariangela Melato.
Lì capii che si poteva coniugare il teatro lucido con la qualità artistica: il cosiddetto teatro popolare” dirà in un’intervista al Corriere della sera del 2016.

Infatti a quegli anni seguì un enorme successo teatrale dove emerse la sua verve attoriale di  monologhista, cantante, imitatore, ballerino. Tra gli spettacoli riconosciuti come capolavori del teatro vi sono La cena delle beffe (1974), A me gli occhi, please (1976), Come mi piace (1983).
A me gli occhi, please per il suo risvolto drammatico è una delle prove teatrali più riuscite di sempre, riportata in scena anche nel 1993, 1996, 2000.

Dai primi anni ’70 arriva anche il cinema ma è nel 1976 che ottiene la consacrazione cinematografica con l’amatissimo personaggio di Febbre da cavallo: Mandrake.
Un film che sembrava dover rimanere nelle file dei film dell’epoca è entrato poi a far parte dei film di culto.

Prima di tutto questo, nel 1964 inizia la sua carriera di doppiatore: Il gatto Silvestro dei cartoon della Warner Bros e Diabolik di Mario Bava.
E poi ancora è sempre a lui a prestare la voce a grandi divi del cinema internazionale come Robert De Niro, Richard Burton, Dustin Hoffman, Marlon Brando e Sylvester Stallone nel primo Rocky datato 1976. E’ stato anche Mangiafuoco in Pinocchio di Matteo Garrone e il Genio della Lampada in Aladdin.

Gli anni ’80 sono quelli in cui conosciamo Proietti conduttore.
Nel 1980 partecipa al programma domenicale Il baraccone condotto da Paolo Panelli, Con Monica Vitti e Marcello Casco.
Sarà grande protagonista in quegli anni degli one-man show: Io a modo mio del 1986 e Di che vizio sei del 1988 furono due fortunati programmi trasmessi entrambi dalla RAI.
Nel 1990 e 1991 condurrà l’altrettanto fortunato Club ’92.
Ed è negli anni ’90 che debutta come regista in sitcom tra le quali Villa Arzilla.
Proprio in questi anni entrerà nelle case degli italiani come l’amatissimo Maresciallo Rocca e l’Avvocato Porta, serie meno fortunata della precedente, ma altrettanto meritevole di menzione.

Con l’avvento del nuovo millennio, aperto da lui in diretta su Rai Uno mentre conduceva la festa di San Silvestro dell’emittente, si consacra il suo ritorno al cinema in pianta stabile con Febbre da Cavallo – La Mandrakata, sequel del film che lo ha reso noto al grande pubblico.

In questo breve excursus della carriera di Gigi Proietti si è tralasciato tanto perché sarebbe impossibile citare ognuna delle sue performance, lui che era capace a fare tutto:
attore, comico, cabarettista, doppiatore, conduttore televisivo, regista, cantante, direttore artistico e insegnante.
A lui devono la carriera tantissimi attori che in Gigi hanno trovato un padre professionale, un mentore discreto e sincero che li ha accompagnati fino al grande schermo.
Per lui si può usufruire oggi di un luogo magico di Villa Borghese: il teatro shakespeariano Silvano Toti Globe Theatre è stato fondato da Gigi Proietti nel 2003 e ne è stato direttore artistico (nel 1978 fu direttore artistico anche del Teatro Brancaccio di Roma).  Vi debutterà nel 2016 come attore con Omaggio a Shakespeare.

Vero mattatore della tv e del teatro, persona e personaggio irripetibile.
Gigi Proietti è stato tutto questo e molto di più: simbolo di una romanità vera e piena di dignità, orgogliosa e inarrivabile, la romanità di altri tempi, di poche parole e ironica.
Artista geniale, istrionico, versatile, che in più di 50 anni di carriera ha calpestato i più importanti palcoscenici.
L’ultimo regalo ce lo lascia con un film che, pandemia permettendo, sarebbe in uscita il 3 dicembre nelle sale, una pellicola dove interpreta Babbo Natale, Io sono Babbo Natale, appunto.
Non ha fatto in tempo a completare un’altra, l’ennesima, eredità: un libro dal titolo Ndo’ cojo cojo – Fuori da ogni regola, un libro di memorie dove raccontava degli amici, della gente che ha incontrato. Lo ha raccontato a Repubblica in una delle sue ultime interviste, dove ha anche aggiunto il suo pensiero sul periodo corrente e sulla vecchiaia: “Non è un periodo facile per nessuno. Deprime perché fanno a gara a chi te mette più paura ma fanno bene. Non sono un guascone, la situazione è seria e poi spuntano quelli come Trump, pericolosissimi. Ci si fa belli trasgredendo. Non sai come girarti, mi mette un po’ d’ansia proprio la mancanza di sacralità della vita, da parte dei vecchi citrulli e dei ragazzini, a prescindere dal Covid. La vita è una. So’ diventato vecchio?”.

No, da oggi in poi caro Gigi, sei eterno.
Il tuo pubblico ti ringrazia per quello che hai fatto, facendolo ci hai regalato risate, emozioni, sempre e per sempre.

 

 

a cura di Martina Procaccini