Segreti in tavola

15.11.2025
La magia lenta della cotta di Roccamontepiano
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Avete mai assaggiato la cotta di Roccamontepiano? La preparazione di questa bevanda, che è l’essenza del vino cotto abruzzese, è una delle tradizioni più antiche e affascinanti d’Abruzzo ed è oggi un nuovo Presidio Slow Food.

Ogni autunno, in questo delizioso borgo in provincia di Chieti, ai piedi della Maiella, abitanti e turisti si riuniscono intorno a grandi caldaie fumanti. Qui, il mosto delle uve Montepulciano d’Abruzzo ribolle lentamente per ore — sette, otto, anche di più — finché il liquido si riduce e diventa denso, profumato e carico di aromi. Questa è la cotta, un prodotto che per generazioni ha accompagnato i momenti salienti della vita contadina: nascite, nozze e feste di paese.

La ricetta è antica e collettiva: una volta ridotto, il mosto cotto viene “rabboccato” con mosto fresco, per poi essere lasciato fermentare e maturare, a volte anche per anni. Il risultato finale è un vino ambrato o granato, dal profumo intenso e dal gusto complesso, che sa di frutta matura, legno, fuoco e memoria.

Questa tradizione rischiava di scomparire a causa della modernità, ma il Presidio Slow Food della cotta di Roccamontepiano è intervenuto creando un centro di cottura comune. Qui i produttori locali possono riunirsi per cuocere insieme il mosto e mantenere vivo questo rito. Sono poche bottiglie l’anno — poco più di mille — ma cariche di storia e di legami autentici. Un piccolo miracolo che racconta l’anima più profonda dell’Abruzzo: quella fatta di comunità, rispetto per la terra e amore per le cose buone.