Segreti in tavola
C’era una volta una piantina piccante, nata sotto il sole della Louisiana, che sarebbe diventata leggenda. Il suo nome? Tabasco. Ma attenzione: non stiamo parlando della salsa – o almeno, non solo – bensì del peperoncino da cui tutto è cominciato. Il Capsicum frutescens varietà Tabasco è originario del Messico, ma la sua fama mondiale esplode quando, nel 1868, Edmund McIlhenny lo coltiva sull’isola di Avery, in Louisiana, e ne estrae una salsa dal gusto inconfondibile: forte, acido, speziato, ma mai invadente.
Il peperoncino Tabasco ama il caldo umido e cresce bene in America centrale, nei Caraibi e negli Stati Uniti del sud, ma da qualche anno anche in Italia si stanno sperimentando coltivazioni, soprattutto in Sicilia, Calabria e Puglia, dove il clima favorevole consente di ottenere frutti intensi e aromatici.
Dal punto di vista nutrizionale, il Tabasco, come molti suoi cugini piccanti, è una vera bomba naturale: ricco di vitamina C, A e del gruppo B, contiene capsaicina, una sostanza che stimola il metabolismo, aiuta la digestione e ha proprietà antinfiammatorie.
In cucina è un alleato perfetto per chi ama osare: bastano poche gocce di salsa Tabasco per trasformare un piatto anonimo in un’esperienza esplosiva. Ottimo nei cocktail come il Bloody Mary, sui crostacei alla griglia, nella salsa guacamole, ma anche in piatti inaspettati come un cioccolato fondente speziato o una zuppa di legumi.
Conservarlo è semplice: il peperoncino fresco si può essiccare o surgelare, mentre la salsa , fermentata, acida e naturalmente conservata, può restare in dispensa per mesi, sempre pronta a dare carattere anche al piatto più semplice.
E allora, la prossima volta che aprite quella bottiglietta dal tappo rosso, ricordate: dentro non c’è solo salsa, ma una storia lunga più di 150 anni, fatta di sole, fuoco e passione.