Travel Experience
Dove eravamo rimasti? Ah sì, cullati dalle onde davanti a Lipari, con la pancia e il cuore pieni. Stamattina, apro gli occhi e sento subito che qualcosa è cambiato: l’aria è più calda, l’odore un po’… sulfureo. Siamo arrivati a Vulcano, l’isola che fuma.
Non è solo un modo di dire. Qui il vulcano lo senti davvero sotto i piedi. Il terreno è caldo, la terra respira, e ti viene da camminare con rispetto, come nella casa di qualcuno che non conosci bene. Ma la voglia di salire è più forte di tutto. Scarpe comode, acqua nello zaino e via: si parte per il cratere.
La salita non è lunga, ma sotto il sole picchia. La terra cambia colore a ogni passo: grigia, rossa, gialla. E poi, in cima, lo spettacolo. Il Gran Cratere si apre davanti a me come un gigante addormentato che ogni tanto sbuffa. Fumarole, fumo, silenzio. E una vista che ti ripaga di ogni goccia di sudore.
Tornando giù, c’è solo una cosa da fare: i fanghi termali. Lo so, non è il profumo migliore del mondo – diciamo che l’aria è… corposa – ma la sensazione è impagabile. Ti immergi in questa pozza calda e densa e ne esci coperto di fango e leggerezza. Poi un tuffo in mare e via, la pelle che canta.
Il pomeriggio lo passiamo alla spiaggia delle Sabbie Nere, dove anche camminare è un’esperienza: sabbia bollente sotto i piedi, mare freddo che ti abbraccia. Mi sdraio e resto lì, senza fare niente, che è una delle attività più sottovalutate in assoluto.
La sera scende lentamente, con il sole che si tuffa dietro l’isola come un attore che chiude lo spettacolo. A bordo ci aspetta una cena semplice: spaghetti ai ricci di mare e un bicchiere di bianco che sa di frutta e libertà.
E domani… domani si va a Panarea. L’isola piccola, elegante, quella che si trucca anche per prendere il sole. Ma questa è un’altra storia.