Segreti in tavola

18.07.2025
Il fascino glaciale della granita: Nicola Santini ci svela i segreti di bon ton di un rito estivo
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La granita non è solo un dessert ghiacciato: è un rito, un gesto lento e rinfrescante che affonda le sue radici nella storia mediterranea. La sua origine risale all’epoca araba in Sicilia, tra il IX e l’XI secolo, quando gli invasori portano con sé l’uso dello sherbet, una bevanda ghiacciata a base di frutta e zucchero. I siciliani ne rielaborano la ricetta sfruttando la neve raccolta in inverno sull’Etna e conservata nelle neviere: nasce così la “neve condita”, antenata della moderna granita.

Con l’invenzione del pozzetto mantecatore nel Settecento, si passa da una consistenza granulosa a quella vellutata e cremosa che oggi conosciamo, soprattutto nelle province di Catania e Messina. I gusti? Limone, mandorla, caffè, gelsi, pistacchio, ma anche innovazioni più moderne. Ogni angolo della Sicilia ha il suo preferito, spesso legato a un territorio, a una stagione o a una storia di famiglia.

Anche per una preparazione così semplice, esistono regole di bon ton che trasformano la granita in un’esperienza raffinata ce le racconta in questa puntata Nicola Santini, giornalista, scrittore, esperto di buone maniere e direttore del settimanale Vero.

E’ importante servire la granita ad una temperatura ideale, appena uscita dal mantecatore, quando è ancora cremosa. Mai troppo ghiacciata, altrimenti perde in gusto e in eleganza, in coppe di metallo o vetro, mai in contenitori di plastica! Consentito sia il cucchiaino e la cannuccia, evitando movimenti rumorosi o frettolosi. La tradizione vuole che si consumi a colazione, come è in Sicilia dove si gusta con la brioche con il tuppo, ma è perfetta anche a metà mattina o come merenda nelle calde giornate estive. A fine pasto, meglio una porzione piccola, magari al limone, come digestivo.