Segreti in tavola
C’è un gesto che segna l’inizio dell’estate italiana: addentare una pesca matura, lasciando che il suo succo dolce e profumato scorra sulle dita. Ma tra le regine dell’estate, le pesche non sono tutte uguali. Le gialle e le bianche, pur simili nell’aspetto, raccontano due storie diverse fatte di aromi, consistenze e tradizioni gastronomiche.
Le pesche gialle, con la loro polpa soda e carnosa, sono le più diffuse nelle regioni del Centro e Sud Italia, dalla Romagna alla Campania, passando per la Sicilia. Si raccolgono a partire da giugno, con varietà tardive che arrivano fino a settembre. Hanno un gusto intenso, leggermente acidulo, che le rende perfette da mordere al naturale ma anche da cuocere: nelle crostate, nelle confetture, nei dolci al cucchiaio o nelle conserve casalinghe.
Le pesche bianche, invece, sono più delicate. La loro polpa, più morbida e succosa, ha un profumo floreale e un sapore dolce, quasi mielato. Crescono bene in zone collinari e temperate, come il Piemonte, l’Emilia e il Lazio, e vengono raccolte in genere da metà giugno a fine agosto. Proprio per la loro dolcezza, sono molto amate da mangiare fresche o da utilizzare crude nelle macedonie, nei frullati e persino in abbinamenti salati, con prosciutto crudo o formaggi freschi.
In cucina, le pesche gialle danno il meglio in cottura, mentre le bianche sono ideali a crudo. E per chi ama osare, entrambe si prestano a diventare protagoniste di cocktail estivi, chutney speziati o sorbetti rinfrescanti.
Insomma, che siate da pesca gialla o da pesca bianca, non importa: ogni morso è un piccolo viaggio nel cuore dell’estate italiana.