Per fare il pieno di vitamina D in primavera e in estate, bastano dai 10 ai 20 minuti di esposizione al sole. A dirlo è una ricerca nella quale è stato stimato:
Nota anche come “vitamina del sole”, in realtà si tratta di un gruppo di pro ormoni liposolubili che si dividono in due forme principali: Vitamina D2, contenuta in piante e funghi e Vitamina D3, sintetizzata nella pelle grazie all’azione dei raggi solari.
Quando parliamo di esposizione al sole e vitamina D bisogna sapere che il sole è la maggior fonte di vitamina D3; una normale esposizione alla luce ultravioletta del sole (UVB) permette alla nostra pelle di sintetizzare circa l’80% del fabbisogno giornaliero. Il restante 20% deve essere introdotto con la dieta. Negli alimenti è però molto rara. I cibi che ne contengono quantità apprezzabili sono pochi: il pesce (soprattutto sardine, aringhe, salmone e sgombro), l’olio di fegato di merluzzo, latte, uova, burro e carne. Questi alimenti contengono vitamina D ma in quantità molto ridotte. Sappiamo d’altronde che un’eccessiva esposizione al sole senza protezione adeguata può provocare, in soggetti predisposti, l’insorgenza di malattie della pelle.
È comunque importante permettere che arrivi alla pelle una adeguata quantità di radiazioni UV i cui effetti protettivi, a dosi non eccessive, superano di gran lunga quelli dannosi.
L’incontro tra la necessità di sintetizzare vitamina D3 (che si sintetizza meglio senza indumenti o protezioni) e tutelare la pelle dai danni certi, si ha esponendosi al sole senza crema solare, ma rispettando delle imprescindibili regole quali: esposizione per brevi periodi (15 minuti circa al giorno), evitando le ore più calde della giornata (11.00-16.00) e le situazioni di massimo irraggiamento Uv B (luce molto chiara, alta montagna, mare aperto, bordo piscina ecc.).