Aringa

Aringa
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C’è un detto piemontese: “pende la saràca”. Letteralmente significa appendere l’aringa, ma il significato figurato è fare economia. Infatti un tempo nelle famiglie povere si appendeva un’aringa al centro della tavola e tutti vi intingevano del pane per farlo insaporire un po’, fino a saziarsi. Praticamente dell’aringa si usava veramente tutto, tant’è che alla fine, quando tutti avevano mangiato abbastanza, al capofamiglia spettava la testa.

Non c’è da stupirsi: questo pesce ha un sapore molto forte ed è l’ideale per accompagnare tante ricette o anche consumata da sola, fritta o alla griglia ma anche affumicata, marinata o sotto sale.

In Nord Europa si mangia tantissima aringa, in Italia non è molto diffusa (anche se in passato lo era, soprattutto in Toscana e nel nord), ma l’aringa contiene tante sostanze ottime per la nostra salute, come gli omega3.

Vi dico il segreto per riconoscere un’aringa di qualità: il corpo dev’essere affusolato e appiattito ai lati, ricoperto di scaglie piccole e ben salde. Nella bocca, la mandibola dovrà essere prominente e un po’ più lunga della mascella. Il colore dev’essere azzurro o verdognolo sul dorso e argentato su fianchi e ventre, senza punti scuri.

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