Presidi Slow Food: Carlo Traman e i segreti dell’Albicocca di Valleggia

Presidi Slow Food: Carlo Traman e i segreti dell’Albicocca di Valleggia
PLAY

Presidi Slow Food, l’albicocca di Valleggia

La Valleggia è inconfondibile: la si riconosce grazie alla buccia sottile, di un delicato colore arancio, picchiettato da puntini color mattone. Valleggia è anche il nome della località di massima produzione, sita nel comune di Quiliano, in provincia di Savona. E’ di piccola dimensione ma il suo aroma e il suo sapore sono molto più intensi delle altre varietà sul mercato. La raccolta si concentra in tre settimane tra fine giugno e luglio, e in questo momento incontra facilmente la concorrenza di altre varietà provenienti dall’estero e dal sud Italia. Le piante inoltre non sono coltivate a spalliera come avviene normalmente nei frutteti moderni, sono anche più alte della norma, e questo rende più impegnativa la potatura e la raccolta dei frutti. Se aggiungiamo a questa difficoltà anche l’espansione edilizia che ha devastato il litorale savonese, troviamo la spiegazione del progressivo abbandono di questa coltivazione negli ultimi trent’anni. La sua storia va fatta risalire lontano nel tempo: la Valleggia era presente sulla costa savonese già dalla fine dell’800, raggiungendo il momento di massima espansione negli anni ’50-’60 quando i frutteti si estendevano per centinaia di ettari, da Loano a Varazze. L’albicocca di Valleggia rappresentava il 70% della produzione della provincia. Veniva esportata anche su mercati esteri – come quello svizzero e tedesco – con treni speciali che partivano proprio dalla Riviera.
Dagli anni ’70 fino agli anni ’90 iniziano gli espianti per lasciare spazio alle serre della nascente attività di florovivaismo e all’edilizia privata legata al turismo balneare. A Quiliano, una delle tre aree maggiormente interessate dalla coltivazione negli anni ’60, insieme a Finale Ligure e Spotorno, rimangono ancora frutteti, e di qui è iniziata l’attività di recupero e valorizzazione della albicocca di Valleggia. Si contano ancora alberi di cinquanta, settanta anni o anche del primo ‘900, ma la produzione attuale rappresenta una piccolissima parte rispetto alla produzione di 50-60 anni fa. Sono stati fatti nuovi impianti, ma sono ancora pochi rispetto alle potenzialità del territorio.
L’albicocca di Valleggia si raccoglie da metà giugno a metà luglio, può essere reperita in confettura tutto l’anno.
La produzione di albicocca di Valleggia è concentrata oggi nella fascia costiera fino a 300 metri sul livello del mare, da Albissola a Vado Ligure, negli altri comuni dell’area storica tra Loano e Varazze si trovano solo alcuni sporadici frutteti. I produttori sono per lo più piccole aziende che raccolgono e selezionano i frutti migliori ancora a mano. Due cooperative riuniscono una trentina di produttori di uno dei Presidi Slow Food , garantiscono il rispetto di un disciplinare di coltivazione severo e selezionano i frutti migliori che sono commercializzati con il marchio di qualità “Albicocca di Valleggia”. Il Presidio vuole tutelare le coltivazioni di albicocca rimaste e, attraverso la comunicazione e la promozione vuole incentivare il recupero di aree oggi dismesse, ma un tempo coltivate ad albicocca e piantare nuovi alberi, coinvolgendo inoltre quei produttori che attualmente vendono i frutti senza un’identificazione forte.

/Se l’hai perso leggi e ascolta l’approfondimento Segreti in tavola  dedicato al prolone del monaco)

Ti potrebbero interessare