Ludovica Principato ci spiega cosa fare per la Giornata per la Prevezione dello spreco alimentare

Ludovica Principato ci spiega cosa fare per la Giornata per la Prevezione dello spreco alimentare
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La crisi sanitaria dovuta all’epidemia da COVID-19 ha messo a dura prova il nostro Paese portando ad una crisi economica e sociale che colpisce, soprattutto, la parte più vulnerabile della popolazione. Stando ai dati Istat , nel 2020 la pandemia ha fatto aumentare di oltre un milione il numero di individui in povertà assoluta, che nel 2019 erano già 4,6 milioni di persone. Inoltre, a causa della perdita di opportunità lavorative, le famiglie meno agiate hanno riscontrato problemi di insicurezza alimentare: le richieste di aiuti alimentari sono aumentate fino al 40%, ponendo in difficoltà amministrazioni locali ed enti territoriali nel rispondere in maniera rapida ed efficace a queste esigenze.
In questo scenario, un’ottimizzazione dei flussi di informazione e di gestione delle materie prime e delle scorte, che coinvolga diversi stakeholder -in primis le amministrazioni locali – consentirebbe di fornire cibo ai consumatori più bisognosi, e allo stesso tempo, eviterebbe il generarsi di ulteriore spreco, contribuendo all’urgente trasformazione verso sistemi alimentari più resilienti e sostenibili. Un monitoraggio e una comunicazione costante delle diverse fasi della filiera, consentirebbe un miglioramento della produzione in un’ottica di sostenibilità e un intervento efficace per diminuire le disuguaglianze economiche tra i consumatori finali.
Queste premesse unite al fatto che la pandemia purtroppo è ancora in atto, hanno portato alla collaborazione dei tre gruppi di ricerca delle università di Roma Tre, Tuscia e Trento i quali, a partire dal mese di marzo 2020, insieme alla start-up Recuperiamo S.r.l. (partner tecnologico del progetto), hanno studiato e contribuito a implementare una piattaforma con tecnologia blockchain, novità assoluta nell’ambito della lotta allo spreco alimentare, in grado di far incontrare i diversi stakeholder della filiera alimentare, le istituzioni pubbliche e organizzazioni non governative, al fine di collegare offerte di cibo “in eccesso” con la domanda inespressa di cibo.
Il progetto, dal titolo DONO ERGO SUM – finanziato dal Ministero dell’Università e Ricerca (MUR) nell’ambito dei finanziamenti derivanti dal Fondo integrativo speciale per la ricerca (FISR) destinato alle attività di ricerca per contrastare gli impatti del COVID19 – ha preso ufficialmente avvio nel mese di dicembre 2021 e si inserisce in un filone di ricerca interdisciplinare che coniuga competenze manageriali, statistiche, ingegneristiche e di politiche pubbliche. L’obiettivo è di portare avanti un sistema di monitoraggio, comunicazione e analisi– finalizzato al tracciamento dei flussi di cibo dalla produzione alla donazione e, in una fase di sviluppo successiva, fino al consumo finale. La potenzialità di questa piattaforma è quella di amplificare e digitalizzare il recupero delle eccedenze alimentari del territorio, tramite l’azione di enti no-profit, a favore degli individui più vulnerabili.
I flussi alimentari monitorati nell’ambito del progetto Dono Ergo Sum – che vedrà concludere la prima fase di finanziamento a maggio 2022 – conducono per il 2021 a un ammontare totale di donazioni di cibo di 106.741 kg con incontri tra domanda e offerta localizzati prevalentemente in Lombardia, Puglia, Piemonte, Umbria, Toscana e Lazio, corrispondenti dal punto di vista dell’impatto sociale a 212.000 pasti equivalenti distribuiti. Considerando l’impatto ambientale, grazie alla redistribuzione del cibo in eccesso che quindi è stato recuperato e non gettato via, si è riusciti a evitare l’emissione di 21.348 Kg di CO2 equivalenti.

(Se l’hai perso leggi e ascolta l’approfondimento Segreti in tavola dedicato ad Elena Alquati)

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