Intervista diretta: Michela Giraud

Comica, presentatrice, scrittrice, laureata in Storia dell’Arte: lei è Michela Giraud.
Segno zodiacale Leone, per questo si definisce egocentrica quando le chiedo di descriversi in 3 aggettivi. Gli altri due, ansiosa e buona.
Si vede che i suoi occhi sono buoni ma vispi, gli occhi di chi sa quello che vuole, e alla fine lo ottiene.
La sua storia come comica nasce durante l’università.
Non sono un animale da studio, facevo teatro azione, come saggio di fine anno ho fatto Antigone. Sentivo che volevo fare cose mie, scritti miei. Se mi fossi messa a fare l’attrice classica forse non avrei trovato un posto. E non volevo tagliarmi fuori perché sentivo di avere cose da dire. Ho seguito i corsi di Saverio Raimondo di Stand Up“.

Inizialmente ci parla del suo libro “Tea. Storia quasi vera della figlia di Dio”, storia di 4 donne 30enni. Michela ha scritto il capitolo su Flaminia, ragazza di Roma nord che si incontra con Tea, la prima messia donna. Delle altre tre protagoniste ognuna incarna un ostacolo che le trentenni di oggi incontrano, dal potere del proprio corpo con la tematica del body shaming, allo sfruttamento dei giovani lavoratori, e infine anche la depressione. “Ma è un libro che fa ridere” conclude Michela. Dal 14 ottobre è in libreria, con una copertina gialla fluo è impossibile non vederlo e non comprarlo!

Ripercorriamo la sua carriera e parliamo dei video di Educazione Cinica che l’hanno resa famosissima e poi ci parla del suo primo, e forse più grande amore, la Stand Up Comedy di cui ci spiega la differenza col cabaret. “A livello di gergo sono la stessa cosa, il modo di intenderlo è diverso nel nostro paese e in America. La nicchia americana è enorme rispetto alla nostra con un linguaggio più vicino al discorso, al parlato, mentre noi, in Italia, siamo legati alla commedia dell’arte e agli stilemi regionali. Il monologo di cabaret inteso da noi è come se fosse un vestito che tutti i comici possono indossare. Ci sono delle linee simili, monologhi che possono essere interpretati da varie persone che poi ognuno indossa a modo suo. La Stand Up si modella su chi la fa. Ha tempi più dilatati e  una dimensione più live.”

Alla mia domanda su cosa la fa più ridere Michela ci risponde: “A me fa ridere chi si mette in gioco e la spontaneità” Per poi aggiungere : “Chi non sa ridere.. peggio per lui!”

Parliamo della situazione attuale di cinema e teatri: “Lo stato è giusto che dia aiuti al settore e che le televisioni diano spazio ai giovani che si stanno distinguendo in questo campo. Ci deve essere spazio di visione per tutti.”

Parla a lungo dell’amicizia femminile che definisce: “Molto complessa e dipende dal background di ogni individuo“. E’ poi il momento della comicità al femminile. E su questo si sofferma a lungo perché Michela Giraud è fuori dalla distinzione maschile/femminile e se ne distacca anche se ammette che la comicità femminile le ha fatto gioco: “Non bisogna usarla come scusa per distogliere il lavoro. Io voglio che si parli del mio lavoro. Se sono una ragazza che fa comicità non vuol dire essere una scimmia che balla. La questione femminile c’è ma non va utilizzata come scusa. Il mio lavoro è un’analisi della realtà, ridurlo alla questione femminile vorrebbe dire fare del vittimismo ed è offensivo. Per me la comicità è la forma democratica più alta  che io conosca”.
Da qui poi ci racconta anche come scrive i suoi monologhi:  “Bisogna scrivere in modo che si mostri di avere coscienza di dove ci si trova e di conoscere il pubblico”.

Arriviamo alle sue serie preferite e i suoi generi di film; a questo proposito aggiunge: “Bisogna vedere tutto, poi si sceglie con ‘chi fare l’amore’. Non sono snob. Basta la spocchia! Anche rispetto ai cinepanettoni. Non tolgono spazio ad altri, c’è posto per tutti. E’ come le ragazze: nel mondo non ci sono solo le 38/40 c’è posto davvero per tutti.” 

C’è spazio per tutti soprattutto sui social che hanno dato proprio voce a tutti… “purtroppo!” aggiunge lei. “Ho molta pena per chi insulta sui social. I social hanno dato parola agli imbecilli come diceva Umberto Eco, ma hanno dato anche parola a tante altre persone, quindi ben vengano i social se ben usati!”

Questi sono alcuni stralci dell’intervista a Michela Giraud che trovi sul profilo Instagram di Dimensione Suono Soft in forma integrale. Non perdertela!

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