Chinotto

Chinotto
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Se dico “chinotto” sicuramente penserete alla bevanda. Ma voi l’avete mai visto il frutto del chinotto?

Sembra un’arancia di piccole dimensioni, più o meno quelle di una pallina da ping pong, e un po’ schiacciata ai poli. Il nome scientifico della pianta è citrus myrtifolia, e le sue origini sono poco chiare. Alcuni dicono che viene dalla Cina, altri dall’area mediterranea. Molto probabilmente si tratta di una mutazione spontanea dell’arancio amaro.

I frutti di chinotto sono veramente tanto amari, ed è il motivo per cui raramente si mangiano da soli, oltre al fatto che non sono molto facili da trovare: in Italia si coltivano quasi esclusivamente in Liguria, soprattutto a Savona, dove il chinotto è presidio slow food; e poi in alcune parti di Sicilia, Calabria e Toscana.

Quasi tutti i chinotti vengono poi utilizzati per produrre la celebre bevanda o altri prodotti come canditi, marmellate e liquori.
Basta un po’ di zucchero infatti per esaltare squisitamente il gusto amarognolo di questi agrumi, che hanno proprietà molto interessanti: in particolare contengono ottime quantità di vitamina C e hanno effetto digestivo.

Se riuscite a mettere le mani su dei frutti di chinotto, il segreto per esaltarne al meglio il gusto e conservarli il più a lungo possibile è farne una gustosa marmellata. Volete sapere come? Ecco la ricetta:

Ingredienti:

3 kg di chinotti
1 l di succo di limone
Succo di arance spremute
1 kg di zucchero
Zenzero a piacere

Preparazione

Lavate i chinotti. Se volete eliminare gran parte del sapore amaro, eliminate con una grattugia lo strato esterno della buccia. Poi tagliateli a fettine ed eliminate eventuali semi. Fate bollire il succo di limone e delle arance con 500 g di zucchero. Poi versate il composto sui chinotti e lasciate riposare per almeno 12 ore. Versate tutto nella pentola, aggiungete 500 g di zucchero e cuocete a fuoco lento per circa 2 ore, mescolando bene. Quando avrete raggiunto la consistenza desiderata, mettete la marmellata in barattoli precedentemente sterilizzati secondo le linee guida del Ministero della Salute.

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